Giulietta è l’unica opera narrativa di una certa consistenza pubblicata da Federico Fellini, un racconto di cui il regista stesso suggerì la stampa, in lingua tedesca, per l’editore svizzero Diogenes nel 1989.
Si tratta della prima idea di quello che nel 1965 diventerà il film Giulietta degli spiriti, un «trattamento», ovvero la fase intermedia tra il soggetto e la sceneggiatura. Una sorta di film semilavorato, scritto curiosamente tutto in soggettiva come un flusso di coscienza della protagonista.
Valter Malosti ha portato in scena per la prima volta nel 2004 la versione teatrale del racconto adattata da Vitaliano Trevisan e nel 2020, in occasione del centenario della nascita di Federico Fellini, ne ha proposto questa nuova versione, che ha debuttato al Teatro Carignano nell’estate 2020 per il ciclo Summer Plays con l’interpretazione di una delle attrici più versatili e popolari della nuova generazione, Roberta Caronia, recentemente insignita del Premio della Critica Teatrale ANCT 2020.
«Giulietta – spiega Malosti – è una struggente favola psicanalitica, una favola contemporanea dai toni mozartiani sull’identità frammentata, sull’anima, raccontata con un tono vagamente infantile ed inquietante, una moderna Alice attraverso lo specchio, specchio con il quale si aprono e si chiudono lo spettacolo e il racconto felliniano. Ma Giulietta è anche una lunga e irridente seduta spiritica descritta da chi ci crede, almeno un poco».