I Persiani a Caporetto
da I Persiani di Eschilo
traduzione, adattamento e regia Roberto Cavosi
con Anna Maria Guarnieri, Luciano Virgilio, Marco Gambino, Pierluigi Corallo
scene e costumi Daniela Cernigliaro
luci Nino Annaloro
musiche Marco Betta
produzione Teatro Biondo Palermo
«Nel novembre del 2015 ricorrono i cento anni dal coinvolgimento dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. Una guerra terribile, che ha lasciato ferite indelebili non solo nei vinti. Una guerra che è diventata simbolo di tutte le guerre. In tutto l’Occidente I Persiani sono forse l’opera più esaustiva e profonda sulla guerra, oltretutto vista dal punto di vista degli sconfitti. Un’ottica inaudita se pensiamo che Eschilo militava fra i vincitori. Ma il grande insegnamento è proprio questo: nelle guerre non esistono né vincitori né vinti, la guerra stessa è una sconfitta. Lo spettacolo I Persiani a Caporetto racconta esattamente questo: la sconfitta. E Caporetto è per noi infatti un “tragico mito” simbolo di disfatta e di disastro. L’intera vicenda è ambientata in una cucina-magazzino dei primi del ’900 ed è vista attraverso gli occhi di una Cuoca e di un Maggiordomo. Due personaggi che, sostituendosi al Coro, diventano i veri protagonsti della “Storia”. Due esseri indifesi di fronte alla catastrofe, di fronte a una Regina/Stato così incapace di guardare al futuro da essere anch’essa un fantasma tra i caduti del suo stesso esercito. La trasposizione di Eschilo nel ‘900 diventa così emblema di tutte le nostre paure e del nostro implorante smarrimento. Caporetto e la Grande Guerra, parafrasando Ungaretti, sono i nostri cuori straziati, e i personaggi del dramma sono come d’autunno sugli alberi le foglie, perennemente in bilico tra la vita e la morte, antesignani di tanti personaggi beckettiani: indecisi nell’incedere, impauriti nella ricerca di una Salvezza, vittime di quell’amara ironia esistenziale con cui la Storia ci obbliga a convivere ogni giorno».