Sconfinati è un esperimento teatrale interattivo e itinerante: gli attori accompagnano il pubblico in un vero e proprio viaggio durante il quale si intrecciano storie personali e testimonianze autentiche, raccolte tra i migranti sopravvissuti lungo le rotte del Mediterraneo.
L’intento è quello di far vivere agli spettatori, nella maniera più realistica possibile, le sensazioni, gli stati d’animo e le paure di chi affronta l’ignoto in cerca di un futuro.
Chiunque può provare sulla propria pelle quei sentimenti di speranza, sfiducia e sgomento che si alternano nel cuore di uomini coraggiosi ed ignari e di donne sole, madri fragili e fortissime, in balia di un mare amniotico, che può dare la vita o può toglierla.
Il pubblico è condotto da attori-scafisti e attori-migranti attraverso gli spazi del teatro, nella simulazione del dramma delle carceri libiche; successivamente è invitato a salire sul palcoscenico-imbarcazione, dove sperimenta la traversata in mare con l’ausilio di videoproiezioni e soundscapes.
La rappresentazione si conclude con due possibili finali, stabiliti di volta in volta dalla compagnia in base alle circostanze: uno “favorevole” e un altro “avverso”. Lo spettatore non sa cosa l’aspetta, proprio come il migrante che intraprende il cammino e non conosce il suo destino.
Presso le onde ci siamo lamentati delle ferite che nel cuore dimorano da secoli.
Abbiamo così affrontato il mare,
a casa nostra l’esilio è destino verso la terra di chi chiamiamo infedele,
forse egli avrà pietà delle nostre ferite.
Fiori piantiamo in un campo ma le spine in esso aumentano.
Onde a voi mi rivolgerò quando mi tradiscono
quando non mi capiscono
può darsi che mi proteggerete dagli uomini o dal Destino.
Barche andate avanti nel mare prima o poi troveremo il faro, sbarcheremo di nuovo
su questa terra piena di spine che circondano le rose.
Onde onde onde
con voi parlo.
Ramzi Harrabi