In questo suo romanzo epistolare la scrittrice palermitana Rosemarie Tasca D’Almerita, con estrema generosità, ci consegna una vicenda privata e affronta l’irrisolto e attuale tema del disagio giovanile. Quattro donne esplorano l’inquietudine della giovane Lucia, che si sottrae alle prove della vita adulta. La trasposizione teatrale del romanzo è sospesa tra reale e irreale; la scena è una scatola chiusa che imprigiona la protagonista, nonostante i suoi tentativi di fuggire, un luogo indefinito e claustrofobico, che rappresenta simbolicamente la sua stessa mente. All’interno di questa “prigione” riaffiorano come flashback i capitoli di un’esistenza, segnata da una ricerca spasmodica del proprio posto nel mondo. Una sensibilità profonda quella di Lucia, non compresa appieno da familiari e amici. In un dedalo di vie, in un ricamo scomposto, lo spettacolo tende all’estremo quel filo sottile e fragile dell’animo femminile, sempre pronto a spezzarsi. Lucia chiede sommessamente una via di fuga da quel male di vivere che attanaglia molti giovani e che va riconosciuto, nominato ad alta voce, indagato e affrontato, senza vergogn