di Federico García Lorca
adattamento e regia Lluis Pasqual
con Lina Sastri
Giacinto Palmarini, Giovanni Arezzo, Alessandra Costanzo, Ludovico Caldarera, Roberta Amato, Floriana Patti, Gaia Lo Vecchio, Alessandro Pizzuto, Sonny Rizzo, Elvio La Pira
musiche Riccardo Rubì (chitarra), Carmine Nobile (chitarra), Gabriele Gagliarini (percussioni)
coreografia Nuria Castejon
scene Marta Crisolini Malatesta
costumi Franca Squarciapino
light designer Pascal Merat
maestro di canto Salvo Disca
aiuto regia Lucia Rocco
assistente alle scene Francesca Tunno
assistente ai costumi Anna Verde
produzione Teatro Stabile di Catania / Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale / Teatro di Napoli – Teatro Nazionale / Teatro Biondo Palermo
Nozze di sangue
Lluis Pasqual rilegge il capolavoro del poeta andaluso accentuandone l’aspetto poetico e abbandonando ogni naturalismo. Il regista concepisce lo spettacolo come una contaminazione tra prosa, danza e canto, basandosi sulle eclettiche capacità di Lina Sastri. Il lavoro si presenta come una vera e propria sessione di flamenco, con le sedie disposte in cerchio e tutti gli attori presenti per l’intera durata. Tre musicisti accompagnano parole, canti e danze.
Nozze di sangue non è altro che una “cronaca di un fatto di vita” raccontata da un poeta. Così come, sessant’anni dopo, Koltès rimarrà colpito dalla foto segnaletica di un delinquente lasciandosi ispirare per quel capolavoro di grande poesia che è Roberto Zucco, allo stesso modo Lorca rimase folgorato da un fatto di cronaca avvenuto nel 1928. A pochi chilometri da Granada, in una campagna brulla, durante una festa di matrimonio, la sposa fugge con un lontano parente. Lo sposo tradito li insegue con un gruppo di compari e la vicenda finisce a coltellate. Nella mente del poeta questa storia di cronaca è diventata un urlo contro qualsiasi “convenzione”, un grido di libertà e un inno alla passione.
«Penso che rappresentare il testo così come lo scrisse Lorca, non renderebbe giustizia al poeta – spiega Pasqual – Noi non siamo più gli spettatori degli anni Trenta del Novecento. Bisogna andare alla radice del racconto e cercare il luogo profondo da dove emerge questo dolore. Per dirlo con le sue parole: “nell’oscura radice dell’urlo”. In Nozze di sangue c’è tanta musica, scritta anche da Lorca, che era un grandissimo musicista. Una musica che ha una sua particolare geometria derivata dal cante jondo, che vuol dire canto scuro e profondo e che è una variante ossessiva del flamenco. Questa musica scorre come un fiume carsico nel testo di Lorca, bisogna farla sentire, perché era ciò che riempiva il suo corpo, la sua mano, il suo orecchio in una terra arida circondata dal mare, nel meridione della nostra cosiddetta civiltà, in Andalusia o in Sicilia, non c’è una grande differenza».