Almanacco Siciliano
regia di Vincenzo Pirrotta
musiche di Marco Betta e Fratelli Mancuso
eseguite in scena dai Fratelli Mancuso
con Elisa Lucarelli, Cinzia Maccagnano, Vincenzo Pirrotta, Enzo e Lorenzo Mancuso
scene Claudio La Fata
costumi Vincenzo Pirrotta
luci Nino Annaloro
assistente alla regia Salvo Dolce
direttore dell’allestimento scenico Antonino Ficarra
produzione Teatro Biondo Palermo
Lo spettacolo, tratto dall’Almanacco siciliano delle morti presunte (edizioni Il Palindromo) di Roberto Alajmo, racconta, come in una soggettiva, gli ultimi istanti di vita di uomini e donne uccisi nel corso dei cinquant’anni della guerra di mafia in Sicilia. L’ultima immagine prima che una luce bianca e abbagliante, «la luce davvero troppo forte» delle mattine di fine luglio a Palermo, si trasformi improvvisamente in nero.
«C’è poco da ricamarci sopra – afferma Alajmo – quando si muore, si muore e basta. Diventano inutili altre parole». L’Almanacco è dunque una sorta di Spoon River siciliana, istantanee di morti improvvise o annunciate, quasi un repertorio che non si perde in interpretazioni, lasciando fuori lo spargimento di sangue, proprio come avveniva nelle tragedie greche. Rimangono le emozioni, i rimpianti, il retrogusto amaro per non aver saputo capire e fermare quella lunga catena di morti violente.