sala grande
dal 7 al 12 febbraio 2023
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A che servono questi quattrini?

di Armando Curcio
regia Andrea Renzi
con Nello Mascia, Valerio Santoro, Luciano Saltarelli, Loredana Giordano, Fabrizio La Marca, Ivano Schiavi
scene Luigi Ferrigno
costumi Ortensia De Francesco
luci Antonio Molinaro
produzione La Pirandelliana / Teatro di Napoli – Teatro Nazionale

durata 1 ora e 40 minuti senza intervallo


A che servono questi quattrini è una commedia di grande attualità. Andata in scena per la prima volta nel 1940 al Teatro Quirino di Roma, fu una delle più divertenti commedie che contribuì, anche grazie alla successiva versione cinematografica, ad accrescere il successo dei fratelli De Filippo, Eduardo e Peppino.

La vicenda ruota intorno al Marchese Parascandolo detto il Professore, il quale, per dimostrare le sue teorie socratiche, bizzarre e controcorrente, ordisce un piano paradossale che svela l’inutilità del possesso del denaro. L’Italia di lì a poco sarebbe entrata nel conflitto della II Guerra Mondiale e il mondo post-capitalistico dell’alta finanza era di là da venire, ma l’argomento, così esplicitamente indicato nel titolo, stuzzicò la curiosità del pubblico di allora tanto che, pochi anni dopo, nel 1942, la commedia venne trasposta sugli schermi cinematografici per la regia di Esodo Pratelli con Eduardo e Peppino De Filippo protagonisti e con, tra gli altri, Clelia Matania e Paolo Stoppa. Bolle finanziarie, truffe internazionali, fallimenti di colossi bancari, tassi di interesse sproporzionati, spread e fiducia nei mercati sono “slogan” e ridondanti informazioni ampliamente invasive cui ci siamo abituati e che, per la maggior parte di noi, indicano situazioni fumose e di oscura interpretazione. E forse proprio spingendo sul parossismo del gioco teatrale, mostrato a vista, e sull’assurda fiducia della variegata comunità coinvolta nel piano del Marchese Parascandolo, si può, con la scanzonata e creativa adesione degli attori e in un clima popolare e festoso, relativizzare il potere dei “quattrini”, valore-totem indiscusso, che tutto muove oggi come allora.

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    ore 21:00
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